Viaggio su Marte. Anzi, in Kazakistan. Che poi è la stessa cosa.

In attesa che Elon Musk e Richard Branson ci portino in gita sul pianeta rosso, chi volesse una preview di come sarà la vita su Marte, può tranquillamente accomodarsi ad Astana, capitale del Kazakistan, il più grande paese senza sbocchi al mare del pianeta Terra. Per quanto suoni bizzarra, la faccenda è assolutamente reale, anzi, voci di corridoio dicono siano effettivamente stati degli extraterrestri a fondare la città. Voci false e tendenziose che ho messo in giro io, naturalmente. Perché la verità è che dietro questro sproposito urbano c’è il volto di mister Nursultan Äbişulı Nazarbaev.

Un po’ presidente, un po’ profeta, un po’ padre di tutti i kazaki – anche se l’età si addice di più a un nonno – Nazarbaev ha creato dal nulla, nel bel mezzo del niente, una capitale. Correva l’anno 1997, quando il nostro decise di defenestrare Almaty (tuttora la città più popolosa del paese) e spostare a nord il cuore del Kazakistan.

 

 

Qualora non foste informati, Astana ha ospitato quest’anno il grande carrozzone di Expo, targato per l’occasione, Future Energy – Energia futura. E il Kazakistan, in quanto a energia ne sa qualcosa. Le sue chiappe sono infatti sedute su vasti giacimenti di gas, petrolio e carbone, che vende profumatamente all’estero. Per non parlare dell’uranio, di cui è il maggior esportatore del pianeta. Expo Astana è stato innanzitutto un grande bigliettone da visita per mostrare al resto del mondo ciò di cui i kazaki sono capaci. A dire il vero di resto del mondo in visita a Expo non se n’è visto granché, come era prevedibile. Ciò che invece si è visto eccome, è stato il padiglione kazako. Da fuori di testa: avete presente la Morte Nera di Star Wars? Ecco, appunto.

 

Kazakh pavillion at Expo Astana 2017

 

L’enorme  sfera di cristallo porta il nome di nome Nur Alem – dove Nur sta per luce e Alem per pianeta – ha un diametro di 80 metri e terminato il suo compito in Expo proseguirà adesso con l’insegna di Museo del Futuro. A progettarlo ci ha pensato lo studio di Chicago Adrian Smith + Gordon Gill Architecture. All’interno del più grande edificio sferico del mondo, una batteria di ascensori luminosi scivola veloce e silenziosa tra gli otto piani che lo compongono, dove centinaia di terrestri si guardano in giro con gli occhi straniti. Sogno o son desto?

 

Astana, Expo 2017: inside the kazakh pavillion

 

Non fosse per le sembianze umane dei suoi 835.000 abitanti, il senso di irrealtà nel trovarsi ad Astana sarebbe totale. Il masterplan dell’odierna capitale kazaka, tagliata in due dalla pigra serpentina del fiume Išimè, è del giapponese Kisho Kurokawa (1934 – 2007), fondatore del Movimento metabolista. E in effetti, per metabolizzare Astana, qualche giorno ci vuole di sicuro.

 

Astana skyline with bayterek tower

 

Gli edifici che farciscono il masterplan sono appannaggio di una folta pattuglia di architetti internazionali. A papparsi la fetta più appetitosa è stato lo studio di Sir Norman Foster, autore di alcuni tra i più iconici progetti della città. La gran parte degli edifici più strabilianti si affaccia lungo i due chilometri di viale pedonale che dal palazzo presidenziale – Ak Orda – raggiunge il mirabolante Khan Shatyr Center. Ispirata a un yurta, la tipica tenda di c’era una volta il nomade kazako, questa smisurata costruzione avvolge un centro commerciale imbottito di negozi, ristoranti, dinosauri, trenini sopraelevati, spiagge artificiali… chi offre di più?

 

Khan Shatyr Center, Astana, Kazakhstan
Khan Shatyr Center

 

Cammina, cammina… ed ecco che nel bel mezzo del boulvard che attraversa il centro c’è una coda di umani che attende di salire sul Bayterek, una torre di 105 metri sormontata da una sfera di cristallo che funge da piattaforma panoramica. Ma cosa c’è all’interno della sfera? Sorpresona!

 

Bayterek Tower, Astana, Kazakhstan
Il Bayterek, simbolo architettonico di Astana

 

Per la serie: il culto della personalità in Kazakistan non esiste… il Bayterek contiene un piedistallo marmoreo su cui poggia uno scintillante calco dorato della mano di Nazarbayev. Mica noccioline. E via, tutti in fila appassionatamente per una memorabile foto-ricordo con la mano destra incastrata nel calco presidenziale. Se non avete amici o parenti al seguito, poco male. A scattare col vostro smartphone ci pensa una delle efficentissime assistenti in uniforme: click! click! click! E ti senti subito in Corea del Nord.

 

Inside the Bayterek Tower, Astana, Kazakhstan

 

Ok, ma la sera? Elementare Watson, ci si vede a Respublika! Questa fetta di Astana che si allunga sul lato destro del fiume, pullula di caffè, chioschi, mercatini dell’artigianato, pub e ristoranti. Il tutto, condito da una quantità di luminarie, led e lanterne che ti pare di essere stato risucchiato in un gigantesco caleidoscopio urbano. L’effetto tutto sommato non è niente male. Ricorda un po’ le località balneari sull’Adriatico negli anni Settanta.

 

Astana, Kazakhstan.
L’area di Respulika, cuore della vita notturna di Astana

 

Il top si raggiunge durante il weekend (venerdì incluso), quando al calar del sole va in onda, ladies and gentlemen, il Sun Fountain laser show! Trattasi di una scoppiettante e luminosa messa in scena sul lungofiume, dove una fontana lunga 180 metri, larga 20 e alta 22, in combutta con oltre 2800 raggi di luce, ne combina di tutti i colori. Vedere per credere. Naturalmente solo nei mesi più caldi. In inverno le temperature si inabissano sotto lo zero e Astana si trasforma in un freezer.

 

Astana, Kazakhstan.
Sun Fountain Laser show

Ma veniamo al cibo. Come si mangia ad Astana si, staranno chiedendo milioni di persone in questo preciso istante? Risposta: generalmente bene, spendendo il giusto e con una discreta varietà. C’è un po’ tutta la cucina dell’Asia Centrale, nonché turca e mediorientale. Per chi proprio non può farne a meno, anche cucina europea e si trovano persino delle pizze commestibili. Consiglio per la pappa in zona Respublika: Turfan, al civico 10 di Alikhan Bokeikhan, sul lungofiume. Menù centro-asiatico, personalmente il piatto che mi ha entusiasmato di più è il lagman, prelibatezza kirghisa a base di noodles, vegetariano e non. L’islam kazako è in versione light, quindi gli alcolici sono benvenuti. Anzi, qualora vi trovaste con la gola arsa e una dannata voglia di bionda, segnatevi il Line Brew, pub-ristorante popolare tra gli expat-carnivori non solo per il cibo ma anche e soprattutto per la birra ononima di produzione propria.

Per tornare in albergo dopo aver fatto le ore piccole? Se avete Uber nello smartphone qui funziona a meraviglia. In alternativa potete scaricarvi Yandex Taxi, che funge altrettanto bene. Le opzioni per dormire? Innumerevoli. Anche troppe, ora che Expo è finito. Basta dare un’occhiata a booking.com per farvi un’idea. E ce n’è per tutte le tasche. Voli diretti dall’Italia non ne esistono, almeno al momento. Facendo scalo vi sono tuttavia numerosi collegamenti che partono e arrivano a orari improbabili, un po’ come in tutta l’Asia centrale e il Caucaso. Bene. Ora non vi resta che partire. Vedrete che in fondo, Astana vi piacerà. Personalmente ho finito per passarci due settimane. Il che la dice lunga. Anche se non la dice tutta.

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